La città quadripartita
Pubblicato in: Il nuovo Corriere della Sera, anno LXXX, fasc. 44, p. 3
Data: 20 febbraio 1955
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Un antico viaggiatore spagnolo, Francisco Vermejo, racconta di aver visitato, nel paese dei Brussi, non lontano dall'India, una città che era formata da soli quattro immensi edifici quadrati, divisi da due strade che formavano, sulla pianta, una croce greca perfetta. Uno di questi edifici era una grande prigione; il secondo un grande ospedale; il terzo un grande manicomio e il quarto ed ultimo un grande cimitero. Le sedici alte pareti di pietra di questi quattro quadrati non avevano finestre perchè dentro di essi vi erano spaziosi cortili e chiostri. Avevano soltanto grandi porte, una per lato, e quelle porte si aprivano soltanto nelle ore della notte. Coloro che custodivano i carcerati, che assistevano i malati, che vegliavano i pazzi, che seppellivano i morti, non avevano abitazioni proprie, separate ma vivevano nel recinto al quale erano addetti per i loro uffici e lavori.
Gli abitatori di questi quattro edifici non eran sempre gli stessi. Molti carcerati venivano ogni tanto trasferiti all'ospedale o al manicomio e la maggior parte degli infermi ricoverati nell'ospedale eran condotti nottetempo alla prigione o al manicomio, perche i metodi di cura in uso in quel barbaro paese li rendevano furiosi e perfino omicidi. Tutti quanti poi, andavano a finire, più presto o più tardi, nel quarto recinto, quello che accoglieva i morti. Ma accadeva pure che qualche becchino, oppresso da quella macabra segregazione, divenisse malato o frenetico o sanguinario sicchè qualcuno di loro veniva trasportato in uno dei tre recinti sopra descritti.
Lascio a Vermejo la responsabilità di questa inaudita relazione ma penso, purtroppo, che studiando da vicino le nostre città, potremo ritrovare sempre, benchè separati da popolosi quartieri di piccole prigioni personali, lo schema fondamentale della singolare città quadripartita che il viaggiatore spagnolo scoprì nel secolo XVII verso i confini dell'india.
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